Varese - A proposito della nuova occupazione, della militarizzazione e dello sgombero di Cardano al Campo |
20/12/2010
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Il Re è nudo!
A proposito della nuova occupazione, della militarizzazione e dello sgombero di Cardano al Campo
Spazi sociali: continua la lotta. Nel primo pomeriggio di domenica 19 dicembre viene occupato uno stabile a Cardano al Campo (VA), per continuare il percorso interrotto due mesi prima dallo sgombero dello spazio sociale occupato “Edera”. La precedente occupazione era stata un intenso laboratorio di vita comune, di critica dei ruoli, di scambio di saperi, di libera espressione della creatività: un tentativo concreto di soddisfare bisogni e desideri. Poco dopo l’inizio dell’occupazione (all’interno sono presenti circa venti persone) un ingente dispiegamento di Polizia e Carabinieri, dopo aver allontanato sfoggiando caschi, scudi e manganelli, il presidio di solidali accorsi sotto lo stabile, chiude l’accesso alla zona, spaccando a metà il paese.
Chi difende chi. Chi protegge cosa. Per l’occasione vengono mobilitati due volontari della Protezione Civile, il cui viscido collaborazionismo si rende evidente quando, interrogati in merito al proprio ruolo ed alla propria responsabilità, rispondono col menefreghismo arrogante di chi è addestrato alla deresponsabilizzazione tipica delle organizzazioni militari. Rispondono qualcosa del tipo: “eseguiamo le indicazione che ci vengono date, non facciamo domande, ciò che succede lì non è affar nostro”. Cosa questo genere di Protezione Civile stesse proteggendo dagli sguardi dei cittadini di Cardano è evidente: l’arrogante strapotere dei palazzinari locali e la violenza degli sgherri in divisa che li difendono. Tranquilli, tranquilli: domani ricomincia il civile schifo quotidiano che avete protetto con tanta solerzia.
Il Re è nudo! Dopo circa due ore, al sopraggiungere di un’ambulanza con l’indicazione di “restare in attesa”, è ormai chiaro che l’intenzione è quella di fare irruzione nello stabile e gli occupanti decidono di barricarsi all’interno e di salire sul tetto. Arrivano a breve anche i Vigili del Fuoco, anch’essi spudorati complici di quella che non può essere interpretata in altro modo che come un’operazione di guerra. Sono questi ultimi che, illuminando la zona e sfondando gli ingressi, permettono a Polizia e Carabinieri di fare il loro sporco lavoro. Il nuovo spazio sociale viene sgomberato, gli occupanti portati in Caserma e denunciati per aver violato la legge di tutte le leggi, quella della proprietà privata, quella che condanna milioni di persone ad affitti insostenibili, mentre i pochi palazzinari della zona si spartiscono i proventi.
È chiaro come una repentina operazione militare di questa portata sia parte di una gestione del territorio della provincia di Varese come di un laboratorio totalitario di forzata pacificazione, annientamento del conflitto sociale, tentativo di nascondere le contraddizioni e l’accelerazione dello sfacelo sociale generalizzato. Di fronte a tutto questo è sempre più necessario uscire dall’oblio dell’indifferenza e della rassegnazione. Trovare forme, tempi e luoghi di agibilità politica per resistere e per sviluppare percorsi di lotta reale. Autorganizzarsi, anche in piccoli e piccolissimi gruppi diffusi sul territorio, per contrastare un progetto di controllo e repressione che ci vuole tutti ferventi collaboratori o silenti rassegnati.
Contro la speculazione edilizia dei palazzinari. Contro la repressione. CASE E SPAZI SOCIALI SONO BISOGNI IRRINUNCIABILI: PRENDIAMOCELI. AUTOGESTIONE, RESISTENZA.
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