Copenhagen: Libero Ungdomshuset Liberi i compagn@! |
Dopo più di un mese circa 40 persone sono ancora in carcere!
Le udienze del tribunale delle libertà sono state per lo più una vera e propria farsa: i giudici hanno seguito alla lettera le indicazioni della polizia senza mai tenere in considerazione le istanze delle difese. Alcuni ricorsi di scarcerazione sono stati accettati altri, a parità di reati contestati, sono stati respinti. Questo perché il cerchio si stringe, e su chi rimane in carcere si scatenano le volontà persecutorie e vendicative di chi vuole leggere le giornate di lotta contro la demolizione di Ungdomshuset come un più o meno semplice problema di ordine pubblico. Tra i compagni ancora in carcere c’è Marco, arrestato il primo giorno nel pomeriggio subito dopo lo sgombero. Come tanti altri è stato prelevato, mentre si trovava all’interno del corteo, da un gruppo di agenti in borghese infiltrati. Portato via di peso e spinto nella camionetta, ha subito percosse e violenze prima di arrivare al carcere dove sono cominciate settimane di isolamento, in un regime speciale riservato ai detenuti politici. Da dentro il carcere i compagni e le compagne raccontano di come un ragazzo vegano non abbia potuto sfamarsi per giorni fino allo svenimento, di ragazze costrette a spogliarsi davanti a secondini uomini, di ore d’attesa anche solo per andare e tornare dal bagno… Tutto questo è coperto e voluto da un sistema tutt’altro che garantista, che antepone la parola della polizia e un “comune senso di giustizia” tanto al principio cardine e irremovibile della presunzione di innocenza quanto alle ragioni delle migliaia di persone che si stanno mobilitando da mesi. A Copenhagen infatti a partire dalla grande manifestazione di dicembre si sono susseguite infinite mobilitazioni. Dopo lo sgombero il movimento ha organizzato almeno una manifest/azione al giorno fino al risultato di Sabato 1 aprile quando più di 15000 persone hanno manifestato, con un lungo corteo partito da Cristiania e arrivato fin sotto al carcere di Vestre Faengsler passando per il Parlamento, la loro più ferma contrarietà a quel processo di normalizzazione voluto dalle destre al governo che ha portato allo sgombero, e subito dopo all’abbattimento della “Casa dei Giovani”, e che ora vorrebbe mettere le mani anche su Cristiania.
La solidarietà internazionale ha varcato i confini della angusta Europa arrivando in Nuova Zelanda,Giappone, Groenlandia, Stati Uniti…
E’ nostra intenzione continuare ad affermare con forza che l’avanzata delle destre razziste, xenofobe, omofobe e nazionaliste in Danimarca (dove il Dansk Folkparti è al governo con il 12% dei voti) e nel resto d’Europa è un problema che ci riguarda tutti/e.
La chiusura di spazi di antagonismo e controcultura è la vera violenza che il sistema esercita contro chi si ribella quotidianamente al restringimento dei diritti degli immigrati, degli spazi di agibilità politica, al taglio del welfare e all’avanzamento della precarietà nel lavoro e nella vita tutta!
Per questo le nostre lotte devono cospirare, respirare insieme… Chiediamo l’immediata scarcerazione di tutte le persone detenute nelle carceri danesi per aver espresso il loro dissenso e la loro rabbia.
Verso il G8 di Rostok…
Il 28 Aprile invitiamo tutt@ e tutte le biciclette a manifestare la loro solidarietà attiva.
A Roma ci terrà una biciclettata che vagherà per i luoghi della città indicati per portare il nostro messaggio fino in Danimarca e che s'incrocierà con un presidio a Piazza Venezia.
s.x